17 XI Sono le 2 di notte: naturalmente a bordo nessuno dorme. E a quest'ora si riemerge; sarà l'ultimo tratto di navigazione rischiosa; ormai si sente di avere in pugno la meta: ma proprio per questo, occorre maggiormente vigilare. Il mare è buono; una luna pallida rischiara le acque; non troppo, prudentemente. Ormai la nostra posizione è precisata dal concorso dei rilievi radiogoniometrici e dello scandaglio. Teniamo un'andatura media, anche perché non si vuole incontrare il smg. incognito che ci è stato annunciato in arrivo con noi all'appuntamento col dragamine. E, a proposito, a che ora arriveremo a questo prezioso appuntamento? Saremo molto in ritardo? si dovrebbee giungere alle 6 1/2 del nuovo orario, corrispondenti alle 7 1/2 del bordo. Ebbene, anche per dovere di cortesia, non faremo aspettare troppo il dragamine tedesco! Sono quasi le 8 e all'orizzonte si profila la nota sagoma della nave amica; il segnale di riconoscimento è lanciato, ad esso risponde il segnale convenuto. Evviva! siamo, ormai, arrivati! Sì, perché, le eventuali mine che possono esserci in questo tratto di mare, non ci preoccupano per nulla: c'è, davanti a noi, chi ci prepara la strada con generosa abnegazione!! Accanto allo sperbrecker, ci attende il smg. segnalatoci: chi è? Non tardiamo a riconoscere il BG. Una viva emozione ci prende: con lui lasciammo la terra sessantaquattro giorni orsono; con lui, oggi, ritorniamo a terra. Vorremmo, di cuore, che anche al suo periscopio sventolasse qualche bandierina. Se l'è meritata! Rivediamo luoghi noti e in plancia si fa a gara per fare gli avvistamenti, per primi: ecco il faro della punta de Gave, ecco l'ampia baia di Royan; ecco la terra, finalmente, sì la terra ricoperta di una lussureggiante pineta! Il verde, che bel colore, sopratutto dopo tanto tempo che più non lo si contempla! A mezzogiorno e mezzo ci culliamo alla foce della Gironda, in attesa d'imbarcare il pilota: da lui sapremo le prime notizie politiche di questi ultimi giorni di navigazione. Si riprende contatto col mondo! e bisogna tenersi al corrente di quanto ci accade attorno; gravoso compito per chi non vive, isolato, nelle immensità di un'oceano. A basso, tutto è un fermento di preparativi per lo sbarco. Anche la "cattedrale di bordo" è smontata. Questa mattina è stata celebrata l'ultima Messa in questo singolarissimo Tempio del Signore. Come sembra vuoto, ora, il locale girobussola senza più quella bianca mensa, l'unica macchia bianca in mezzo a tanto sporco; come sembra buia, ora che non brilla più la luce dolce delle due candelette elettriche e del lampadine dinanzi al Tabernacolo! La gente che passa, contempla questo vuoto, e in cuor suo maggiormente apprezza il "pieno" di vita che ha avuto a bordo durante tutta la missione, poi che a bordo portava con sé l'Autore della Vita, Cristo Signore. Si accumulano sacchi, involti, valigie, cassette e si riassetta un po' all'interno. Non si direbbe neppure che il smg rientra da una lunga missione di guerra tanto, a vederlo di primo achito, sembra ordinato e ben pulito! Contemporaneamente ci andiamo alleggerendo di tutto 1 pese ormai superfluo e lo scafo sale, sale a fior d'acqua lasciando scorgere un'ampia barba di lichene marino che gli è cresciuta attorno nella lentezza della lunga navigazione. Povero vecchio AH, ti è venuta la barba, eh, ad andare così piano ! Un po' prima delle 14, d'accorso col BG , iniziamo la navigazione fluviale. Naturalmente si farà a vedere chi corre di più! è una gioconda sfida tra i due Direttori di Macchina, tra i due equipaggi! E poi, poi c'è anche un po' di fretta di mettere, finalmente, il piede a terra: sono 64 giorni che non si tocca suolo fermo! La gara incomincia, appassionante; ma ben presto YAH, ritrovando in se stesso un meraviglioso slancio giovanile, distacca progressivamente il BG, dato come vincente dal... totalizzatore, e lo lascia....lo lascia, chissà dove?? Bravi i motori: non pare neppure che si accorgano di aver rombato per più di dieci mila miglia. Ci si riavvicina al mondo, cosi detto, civile: si rivedono i tram della periferia, gli automobili, il treno. In ciclo alcuni aerei da caccia tedeschi, acccortìsi di noi, ci fanno attorno un carosello festoso. E, finalmente, l'ultima svolta. Ecco la banchina De Grasse; ecco le chiuse. Ora si riaprono dopo di essersi pesantemente richiuse ottanta gioni or sono, dietro la poppa dell'AF/. Sulla banchina volti amici ci attendono e salutano con festa il ritorno glorioso del nostro battello, dell'Equipaggio, del Comandante Saccardo che ha cosi brillantemente conchiuso la sua prima missione. In quell'applauso festoso ci pare di sentire l'applauso della nostra Patria; e quello commosso dei nostri cari che hanno, da oggi, finito l'agonia dell'attesa. Che fossero proprio del tutto estranei alla gente dell'Equipaggio, messo il piede a terra, i ragionamenti che Giacomo Leopardi fa fare ai compagni di navigazione di Cristoforo Colombo? "Chi pose mai nel numero dei beni umani l'avere un poco di terra che ti sostenga? Niuno, eccetto i navigatori e massimamente noi, che per la molta incertezza del successo di questo viaggio, non abbiamo maggior desiderio che della vista di un cantuccio di terra: questo è il primo pensiero che ci si fa innanzi allo svegliarci, con questo ci addormentiamo; e se pure una volta ci verrà scoperta da lontano la cima di un monte o di una foresta, o cosa tale, non capiremo in noi stessi dalla contentezza?" Eppure, il saluto di tra la gente, ufficiali ed equipaggio, era uno: "Allora intesi, arnvederci tutti alla prossima missione! Nessuno manchi!" Donde mai questa segreta forza di riaffrontare una vita di tanto disagio e di tanto rischio? Risovvengono i versi di Alessandro Manzoni: O giornate del nostro riscatto! oh dolente per sempre colui che da lunge, dal labbro d'altrui, come un uomo straniero, le udrà! che a' suoi figli narrandole un giorno, dovrà dir sospirando "io non c'ero"
Dal R. Smg. "Archimede"
operante in Atlantico dal 31 agosto 1942 XX al 17 novembre 1942 XXI
Carlo Messori Roncaglia scrisse questo Giornale di bordo.